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I MIEI PRIMI 15 GIORNI…

L’ ambulanza mi portò a B. Trento, Verona …Ero già stata in un pronto soccorso in passato, anche in seguito ad un altro incidente stradale (probabilmente le ruote non fanno per me, o almeno quelle col motore ;))  e  mi misero immediatamente in una sala per togliermi i vetri rotti  dal viso e pulire le piccole ferite.

 Mi chiesero chi volessi avvisare ma era molto tardi ormai e non volevo spaventare i miei genitori così feci chiamare mio fratello (pover’ uomo, svegliato ormai nel pieno nella notte ).  Gli comunicarono quasi  subito la diagnosi: frattura a scoppio della colonna  vertebrale. Ancora non si sapeva l’entità del danno, avrebbero fatto tutti gli accertamenti del caso, Tac, risonanze ecc. poi mi dissero che mi avrebbero operata a breve.  Ricordo che in quel momento mi sentii un po’ sollevata, pensai : Beh, sono a posto…mi operano, aggiustano la colonna e riprendo a muovermi, non ero poi così grave!

La mattina arrivarono i miei genitori, CHE BELLO VEDERLI , mia mamma Bruna sempre forte, mi guardava e mi chiedeva come stavo...mio papà Dario invece scoppiò a piangere (d’altronde come ben sappiamo, gli uomini sono tragici pure di fronte ad un raffreddore, figuriamoci in quel caso)  Forse già il giorno seguente, non ricordo bene, mi portarono in sala operatoria e mi fissarono la frattura a livello cervicale con delle placche di titanio.  


Tutto andò bene, mi svegliai con un bel collarone, dolorante ma abbastanza positiva. La mattina dopo,  durante il giro visite dei medici  che avevano eseguito l’ intervento, mi dissero che era andato tutto liscio ed io ero sempre più certa che l’ incubo stava per finire.
 Facevo sempre un sacco di domande…dicevo loro: MA DOTTORE, IO SONO UNA SUBACQUEA, RITORNERO’ A D IMMERGERMI? La risposta era sempre positiva, e poi ancora: MA DOTTORE, IO SONO UNA SPORTIVA, POTRO’ DI NUOVO FARE SPORT? … e la macchina? Tornerò a guidare? I medici mi rassicuravano a tal proposito dicendomi che sarei tornata a fare una vita “normale”.  Eh.. .solo più tardi capii cosa intendevano dire!

Iniziarono subito a farmi fare un po’ di riabilitazione a letto, mi mobilizzavano le gambe per non far perdere la tonicità. Anche a quelle povere fisioterapiste facevo tante  domande: MA QUANDO RIPRENDO A CAMMINARE? QUANTO TEMPO CI VUOLE? STO GUARENDO? Ricordo le loro espressioni che, non promettevano nulla di buono, sempre molto vaghe nelle risposte.

Passano lenti alcuni giorni e i medici mi comunicarono  che a breve sarei stata trasferita a Negrar per la Riabilitazione ma, solo se avessi fatto un altro intervento per un'altra frattura che avevano riscontrato a livello dorsale.  Quindi, a distanza di una settimana dall’altro , mi preparavo per andare in sala operatoria. Era sera e mia mamma era con me e gli infermieri in ascensore, non so cosa mi sia preso ma, una paura inaudita mi stava attanagliando…sentii letteralmente il cuore in gola, talmente forte d’andare in apnea e pregavo mia mamma Bruna di farmi riportare in stanza!!! ECCHECAVOLO dov’era finita la WONDER WOMAN che credevo di essere?

Mi svegliai e sentii subito un dolore acuto alla schiena, non riuscivo nemmeno a parlare dal male che stavo provando…in quel momento ripensai alle parole del Neurochirurgo : non ti preoccupare Paola, fatto l’altro intervento, questo è una passeggiata!  Vatti a fidare dei medici !!!(scherzo…sono stati tutti meravigliosi)

Quella notte mia mamma rimase vicino al mio letto, ricordo che passò tutto il tempo a bagnarmi le labbra. Passammo entrambe la notte in bianco e il mattino dopo ero ancora nella stessa identica posizione in cui mi avevano lasciata…non avevo il coraggio di muovere nemmeno un dito per la paura di sentire più dolore.

Dopo qualche giorno la situazione si stabilizzò e i medici decisero di  provare a mettermi seduta sul letto,  cercai di rendermi presentabile e mi misi un po’ di lucidalabbra… durata in quella posizione 5 secondi e svenni immediatamente ! Appresi subito uno dei tanti “effetti collaterali” di una lesione midollare…la pressione sanguigna si abbassa notevolmente quindi , perdere i  sensi  era ormai diventata una routine per me.


Finalmente arrivò il giorno del trasferimento a Negrar per la riabilitazione, ero felicissima…qualche mese e mi avrebbero rimessa in piedi…pensavo io!

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