CHI SONO
Far bene agli altri aiuta a star bene con noi stessi. E’ quello che è capitato a Paola Barollo, classe 1969, esperta in valutazione del benessere e educazione alimentare, dopo aver lavorato a lungo nel campo dell’estetica. Paola ogni mattina raggiunge una clinica riabilitativa all’interno dell’Ospedale di Marzana dove è impiegata nel settore amministrativo. Nel pomeriggio si dedica a ‘Life 66’, in via Bassa 66, quartiere Golosine, un centro-benessere dove accoglie i clienti con un check sulle abitudini alimentari sottoponendoli poi alla pedana impedenziometrica che fa lo screening del fisico: valutazione della massa grassa, massa magra, masso ossea ed età metabolica, che non sempre corrisponde all’età fisologica. Segue un approfondimento sull’alimentazione. A richiesta, organizza anche serate a moduli per trattare temi specifici come l’importanza delle proteine, i carboidrati, il ricambio idrico, l’attività fisica. Ogni mercoledì organizza lezioni per formare nuovi personal-coach del benessere. “Tutto nasce da un’esigenza familiare”, racconta lei stessa, parlando della mamma affetta da morbo di Parkinson. “In ospedale mi consigliavano l’istituto. Io ho voluto prenderla con me e da allora ha migliorato moltissimo”. L’esempio di quella virata esistenziale ha indicato una rotta che Paola ha deciso di seguire con entusiasmo, occupandosi del benessere. “Tutti ci lamentiamo della stanchezza”, racconta, “ma essere stanchi non è una condizione normale e spesso basta cambiare le nostre abitudini alimentari per rimettersi in forma”. Del resto la materia risponde alla domanda di prevenzione e salute che, fortunatamente, cresce ogni giorno di più. Spontanea una domanda: perchè i medici non sempre hanno tempo di seguire queste materie? “Un po’ per il poco tempo a disposizione e un po’ perché le malattie generano necessità di cure e spesso solo una piccola minoranza dei sanitari accetta di mutare abitudini professionali radicate da generazioni...”.
Per Paola molte abitudini sono invece cambiate da domenica 19 gennaio 2003, una brutta sera d’inverno. “Erano le dieci di sera e viaggiavo in autostrada con la mia Peugeot 206 in direzione Vicenza. C’era la nebbia. All’improvviso un’auto mi ha tamponato. Purtroppo non c’era il guartd-rail alla mia destra e così sono finita in una scarpata, con lesioni alle vertebre T3, T4 e C6, C7. La diagnosi è stata funesta: tetraplegia, anche se parte di mobilità alle braccia e alle mani l’ho recuperata col tempo. Il primo intervento di stabilizzazione della colonna è stato eseguito a Borgo Trento con l’applicazione di placche di titanio. Poi è seguita una lunga riabilitazione di sei mesi a Negrar. Psicologicamente, però, ci sono voluti anni per recuperare. Una volta dimessa, sono andata a vivere con i miei genitori. All’epoca gestivo un’attività di acconciature e di estetica ed ho cercato di far funzionare egualmente il negozio. Ma dopo qualche tempo ho capito che in carrozzina non ce la facevo. Così ho venduto l’attività e ho trovato un lavoro prima come segretaria in una concessionaria di automobili, che poi è fallita, e dal 2010 ho fortunatamente trovato lavoro al Centro riabilitativo veronese, collegato alla Casa di cura San Francesco. Nell’agosto 2015 ho aperto ‘Life 66’, che mi ha dato un grande aiuto convinta come sono che aiutare gli altri a star bene sia stata l’arma vincente. Ho trovato la forza nascosta che sonnecchiava in me, anche se l’evoluzione è stata molto lenta. Ad aiutarmi è stato anche uno stile di vita migliore. Sono riuscita a fare ciò che mi piace. Il lavoro mi gratifica e sono contenta di trasmettere benessere agli altri. Questa nuova dimensione mi ha dato più stabilità e sicurezza. Grazie a questo riesco a fare entrare l’ energia in un volano virtuoso che poi trasmetto agli altri. Non mi sento per niente emarginata. Certo, non ho dimenticato gli anni difficili, i mesi, le settimane di attesa e speranza. Ricordo quando venivano a trovarmi parenti ed amici in ospedale. Ero sdraiata, impotente, non riuscivo a muovermi. Ero davvero arrabbiata col mondo intero. E loro mi dicevano vedrai che passerà, tutto tornerà normale. Ma c’erano la rabbia, la delusione, il senso di sconfitta. Perchè non è vero che tutto passa. Per riuscirci bisogna sforzarsi moltissimo. Non mollare. Continuare a cercare il leone che c’è dentro. E sperare di trovare la parola magica per svegliarlo e farlo ruggire ancora, con un po’ di fortuna”.
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